lunedì 2 aprile 2012

VIAGGI&WEEKEND - Oman, dove la modernità rincorre la storia

BUONA GIORNATA  DALLO STAFF DELL'AGENZIA VIAGGI&WEEKEND !!!!



Un viaggio in un Paese tra passato e futuro, per una vacanza fatta di arte, cultura, escursioni nel deserto, bagni al mare tra i delfini e camminate tra il profumo dell'incenso e la dolcezza dei datter
Se da un qualsiasi motore di ricerca si digita "Oman", tra i primi risultati in italiano non sarà difficile imbattersi in una storia che sembra uscita dalle mille e una notte. Nell'estate del 2008, prima a Bari e poi a Palermo, attraccava in porto un fenomenale yacht di oltre 150 metri, seguito da un altro poco più piccolo. Sulle navi oltre mille persone, diverse delle quali avvistate nelle vie di entrambe le città a bordo di una sessantina di Mercedes e due Limousine.
Si racconta di mirabolanti cene a bordo degli yacht, di grandi regali ad amministratori locali, di mance stratosferiche e di un lusso incredibilmente sfarzoso ma raffinato. Tanto incredibile quanto vero, però si dice che succeda sempre così quando Qaboos, sultano dell'Oman, va in vacanza. E a fine soggiorno, per ringraziare dell'ospitalità, lascia il suo ricordo. A Bari e Palermo, per intenderci, ha donato qualche milione di euro per finanziare alcuni progetti legati all'istruzione e alla sanità.
Qaboos e l'Oman, destini incrociati
Per capire l'Oman di oggi, uno stato incastonato nel sud della penisola Arabica, di fronte all'Iran e con sbocco sull'Oceano Indiano, non si può non parlare della sua storia recente. Fino al 1970 era praticamente fermo al Medio-Evo, arretrato in tutti i settori. L'ascesa al trono dopo un golpe incruento ai danni del padre di Qaboos bin Said ha radicalmente cambiato la struttura del Paese. In questi quarantadue anni di sultanato, Qaboos, partendo praticamente da zero, ha investito i guadagni derivanti dal commercio di gas e di petrolio (per la cronaca un litro di benzina, in Oman, costa 12 centesimi di euro al litro...) facendo strade, scuole, università, ospedali, aeroporti. Ha insomma rivoluzionato l'Oman nella testa e nei cuori, modernizzando il Paese con un motto che è tutto un programma: "preserving the past, creating a future". In mezzo, il presente di un Paese che vuole aprirsi al mondo offrendo le sue città, il suo mare e il fascino del deserto.
Muscat, il simbolo del nuovo Oman
Lo specchio del Qaboos-pensiero è Muscat, la vivace capitale omanita adagiata appena sopra il Tropico del Cancro. Vecchio e nuovo si mescolano e si fondono in un'atmosfera a tratti irreale quanto affascinante. Muscat è estesa ma non è una metropoli, e anche la parte nuova è stata tirata su seguendo rigide normative. Non ci sono grattacieli, non c'è traccia del gigantismo che sta devastando gli altri paesi arabi. Le recenti costruzioni, candidamente bianche, rispettano la tradizionale architettura araba e, per disposizione del sultano, non possono superare in altezza la torre del Muezzin.
In giro per la capitale
A Muscat, nominata per il 2012 capitale del turismo arabo, si sta scrivendo la storia dell'Oman. A parte le infrastrutture, modernissime, molti dei monumenti sono di recente costruzione. L'ultimo arrivato è l'imponente Royal Opera house, gioiello in marmo inaugurato pochi mesi fa, "capriccio" del sultano, grande melomane. L'opera è partita con una stagione di alto livello, aperta nello scorso ottobre dalla "Turandot" prodotta da Franco Zeffirelli e diretta da Placido Domingo e con un cartellone che ha visto tra gli altri anche Renée Fleming, Andrea Bocelli, Yo-Yo ma e il balletto della Scala. Cultura alta ma a prezzi popolari, perché il sultano vuole che i suoi sudditi vadano a teatro. Opera di Qaboos anche la maestosa moschea inaugurata nel 2001, costruita con marmo proveniente da Carrara, riccamente e finemente decorata in stile persiano, con un immenso tappeto intrecciato a mano da cinquecento artigiani e un lampadario a cascata nella sala principale delle preghiere che lascia senza fiato. In mezzo a tanta bellezza passa in secondo piano il palazzo del sultano, che si può vedere solo dall'esterno, dai particolari colori blu e oro, curioso ma lontano dalla raffinatezza di altre costruzioni. Muscat vecchia invece pulsa nel suk, dove però gli angoli non turistici bisogna cercarli, e nel vecchio porto di Matrah. Balt Al Zubair e Balt al Baranda sono i due musei dove imparare la storia del sultanato. Intorno alla città decine di forti, antiche costruzioni che si ritrovano in tutto l'Oman.
L'ospitalità come dovere e piacere
Muscat città aperta, dunque, fin dall'antichità punto di passaggio tra Occidente e Oriente e quindi con una cultura dell'ospitalità ben radicata nei secoli. Gli omaniti sono musulmani, appartenenti alla corrente dell'ibadismo, dottrina basata su pacifismo, tolleranza e indulgenza. Una corrente, insomma, fuori dal fondamentalismo, che si specchia nell'apertura degli omaniti, legati alle loro tradizioni ma non per questo chiusi verso le novità. Gli uomini amano vestirsi con una dishdasha, una tunica bianca, indossano il turbante o il kumma, un copricapo finemente ricamato, e nei giorni di festa portano una cinghia con il khanjar, un particolare pugnale a lama piegata scolpito in argento e corno. Anche l'abbigliamento delle donne segue la tradizione, molte di loro coprono i capelli o parte del viso con una abaya, un leggero mantello, ma a differenza di parte del mondo arabo, non sono relegate ai margini della società. Partecipano anzi attivamente alla vita sociale del Paese, ricoprono incarichi importanti (ci sono ministri donna e donna è l'ambasciatore omanita a Washington) e sono parte attivissima del processo di modernizzazione dell'Oman.
fontetgcom24



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